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Spaghetti, pollo, insalatina

Spaghetti, pollo, insalatina

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Cocco, riso, cardamomo ed è subito India

14 martedì Gen 2014

Posted by stefaniabuc in In viaggio, Secondi

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cipolla, curcuma, foglie di curry, India, kerala, olio di cocco, patate, peperoncini

20131229_100914

e poi foglie di curry, tamarindo, yogurt, banana…

Una casa indiana lungo i canali delle backwaters in Kerala, un pomeriggio di dicembre ad Alleppey, una famiglia accogliente, sorridente, aperta e disinvolta, una grande cucina e Anna, la padrona indiscussa della casa, la nostra cuoca insegnante per due ore godibili, interessanti e utili. Una signora indiana disposta a rivelarci i segreti della sua cucina e a rispondere alle nostre domande più ingenue. Continua a leggere →

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Da New York a Roma: le uova alla Benedict

19 sabato Ott 2013

Posted by stefaniabuc in Colazioni, In viaggio, Salse

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salse, Uova


Durante la mia vacanza newyorkese, scorrendo i menu di ristoranti, brasserie e pub, era impossibile non trovare  le uova alla Benedict.
Allora come non riproporle una volta tornata a casa! Appena arrivata a Roma ho cercato di ritrovare quel sapore e quella bontà. Ci sono voluti vari tentativi per avere le uova cotte al punto giusto e la salsa olandese della giusta consistenza. Ma ne valeva la pena!
Un tipico piatto americano gustato a colazione , in un rapido pranzo, nel brunch della domenica.
In realtà si tratta di semplici uova in camicia servite su fette di pane tostato e accompagnate da prosciutto e salsa olandese. Non basta però. Con le uova vengono serviti muffin inglesi con burro e marmellata.
Strano a dirsi ma sono ottimi anche a pranzo. Un mix di dolce e salato davvero interessante.
Preparazione per 1 uovo (da moltiplicare a piacimento):

Ingredienti per le uova:
1 fetta di pane tostato
1 uovo
1 fetta prosciutto cotto tagliata non troppo sottilmente
un cucchiaio di aceto di vino bianco

Ingredienti per la salsa olandese:
2 tuorli uovo
100 gr di burro
1 cucchiaio di succo di limone
sale, pepe

Prendete un pentolino, riempitelo di acqua e aspettate che arrivi a ebollizione. Appena l’acqua avrà iniziato a bollire, abbassate la fiamma e aggiungete l’aceto.
Rompete l’uovo all’interno di una tazza e versatelo nel pentolino non appena l’acqua avrà ripreso il bollore. L’uovo deve essere molto fresco e freddo di frigorifero. Fatelo cuocere per 3 minuti circa. All’ interno deve rimanere morbido e cremoso. Se lo preferite un po’ più sodo aspettate qualche minuto in più.
Suggerimento: prima di mettere l’uovo a cuocere nel pentolino, prendete un cucchiaio e fate girare l’acqua formando una specie di vortice. L’uovo andrà versato proprio all’ interno del vortice. Trascorsi i minuti di cottura, togliete l’uovo dal pentolino con un mestolo forato e asciugate l’acqua  in eccesso sistemandolo su un panno di carta da cucina.
Si può pensare ora alla salsa olandese: frullate i tuorli in una ciotola da tenere a bagnomaria durante la preparazione e aggiungete il burro precedentemente sciolto. Continuate a sbattere il composto finché non si forma una schiuma omogenea. Aggiungete quindi il succo di limone, il sale e il pepe sempre continuando a mescolare. Fate riposare la salsa al caldo.
Prendete ora la fetta di pane e fatela tostare da entrambi i lati. Adagiate sul pane il prosciutto cotto e sopra disponete l’uovo in camicia. Decorate il tutto con la salsa olandese. Le uova vanno servite ben calde.
Tra le varianti  la più comune è quella che sostituisce il pane tostato con il muffin inglese. Tagliate il muffin a metà e mettetelo a tostare su entrambi i lati. Poi seguite la stessa procedura disponendo sopra il muffin il prosciutto, l’uovo e la salsa olandese.

Il locale dove ho mangiato le migliori uova alla Benedict a New York?

KNICKERBOCKER – 33 University Place at 9th & University.  Quartiere universitario e locale gradevole aperto a pranzo e a cena con un programma serale di jazz!

Perché si chiamano uova alla Benedict?
L’origine del nome non è chiara e definita. Ci sono storie diverse , tutte suggestive.
Ve ne racconto una.
Nel 1942 il New Yorker pubblicò un articolo in cui si parlava di un agente di cambio, Lemuel Benedict e della  colazione da lui ordinata circa 50 anni prima, nel 1894, al ristorante del Waldorf Hotel, attuale Waldorf Astoria.  Nel 1942 le uova alla Benedict erano gia’ un classico piatto americano e uno dei cavalli di battaglia del ristorante del Waldorf  frequentato da una clientela di personaggi famosi del cinema e della politica.
Lemuel Benedict era un focoso donnaiolo, sempre vestito con raffinatezza ed eleganza. Il New Yorker racconta come Lemuel, nel tentativo di  superare i postumi di una sbornia,  una mattina entrò al Waldorf per consumare una sostanziosa colazione. Ordino’ due uova in camicia, del pane tostato, del bacon e un bricco di salsa olandese. Una volta ricevuta al tavolo la sua ordinazione, provvide egli stesso alla composizione del piatto.
I suoi gesti attirarono l’attenzione del maitre di sala, il famoso Oscar del Waldorf. Una volta che ebbe assaggiato la nuova composizione, Oscar decise di inserirla nel menu’ dell’albergo, sostituendo pero’ il toast con un English muffin e il bacon con una fetta di prosciutto arrosto. Da quella mattina, Lemuel iniziò a vantarsi della sua invenzione culinaria che gli procurò fama e prestigio. Non smise però di protestare per il fatto che lui aveva pensato il piatto con il pane tostato e non con il muffin.
Carina la storia.,vero?
Sapete che ogni anno il 16 aprile in America si celebra il National Egg Benedict Day?

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Mangiare a New York in un caldo e umido luglio

06 domenica Ott 2013

Posted by stefaniabuc in In viaggio

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New York, Ristoranti

da Brooklyn cut

Ricordi delle vacanze. Una settimana a New York. C’è tanto da fare, da vedere, da assaporare; tanto da confermare, tanto da smentire. E tutto in una settimana.
Cominciamo a camminare. Dove rivolgere lo sguardo? L’offerta di cibo è infinita. Scegliere diventa difficile. Cominciamo a farci consigliare da guide e riviste.
Grande offerta e nuovi ristoranti.
Non sono un’esperta. Sono solo una buongustaia curiosa.
E con questo atteggiamento mi metto in moto. Sono una principiante desiderosa di capire, di assaporare, di conoscere le altre cucine. Sono una principiante curiosa ma intimorita da un mondo vasto di esperti e conoscitori di cibo.
Quindi darò solo piccoli indizi. Tracce da seguire dedicate ai curiosi, ai buongustai, ai mangioni compulsivi. New York fornisce cibo in quantità a ogni palato e a ogni angolo di strada.
Public cut
PUBLIC, 210 Elisabeth street, nel quartiere di Nolita, è un locale che si definirebbe di tendenza . Ha avuto dal 2009 una stella Michelin. Quindi conviene prenotare. E’ molto ricercato. Allestito in uno spazio che ricorda un ufficio postale vintage. All’entrata colpiscono l’ambiente raffinato, la gentilezza e la premura costante dei camerieri. Poi arrivano i dubbi. La luce è molto bassa. Per leggere il menu sono costretta a utilizzare la candelina al centro del tavolo. L’aria condizionata è molto alta. Il rumore impedisce di tenere una conversazione con gli amici al tavolo.
E ora due parole sul cibo.
Pochi piatti che sono rivisitazioni di cucine di altri paesi, frutto dei viaggi intorno al mondo del suo chef  Brad Farmerie. C’è l’Italia con cavatelli alla bolognese e l’Australia con agnello australiano e salsa di melanzane. C’è la Nuova Zelanda con carne di cervo neozelandese alla griglia. C’è il Giappone con ostriche fritte in salsa wasabi.
Indubbiamente la qualità è alta. La presentazione dei piatti di grande effetto ma a mio modesto parere non basta! Usciamo complessivamente un po’ delusi nelle nostre aspettative, più per l’atmosfera che per il cibo. Merita comunque una visita.
http://public-nyc.com


Decidiamo allora di farci guidare dall’istinto. Funziona.
Tipsy Parsons 3 cutIl

Il giorno dopo, stremate da una mattinata di cammino tra Soho e Greenwich Village, ci imbattiamo in un locale curioso TIPSY PARSON – 156 Ninth Ave. a Chelsea. Dalla vetrina si intravede un divanetto con cuscini colorati, libri e tavoli con avventori affamati. Entriamo. Ci accompagnano in una saletta sul fondo. Un ambiente accogliente con una porta finestra che dà su un giardinetto pieno di piante. Ci sediamo confortate da quello che vediamo e ci lasciamo consigliare.
Tipsy Parsons cutCrab cake e insalata di pollo. Ottimi e abbondanti. Il tipico cibo statunitense servito con cura.  L’insalata di pollo ha una salsa delicata. E’ servita su grandi fette di pane tostato e su un letto di fresca e leggera insalatina. Il crab cake è semplicemente guarnito con insalata.
La conversazione con il cameriere è piacevole e utile per i consigli sulle nostre prossime mete.
http://tipsyparson.com/

scuola di cucina cutE poi camminando, camminando, siamo colpite da una vetrina. Tanti cavallucci a dondolo attirano lo sguardo.
E’ una prestigiosa scuola di cucina nel centro di Broadway, la International Culinary School. Mi piacerebbe entrare ma la scuola è chiusa in quel momento.
Allora curiosate sul sito come ho fatto subito io.
http://www.internationalculinarycenter.com/

Voglia di dolce?
Una sola parola: Rice Pudding
rice pudding 2 cut
Sembra incredibile.
Rice to Riches –37 Spring St, Un unico locale a tema e una varietà infinita di gusti. Rice Pudding alla cannella, al cioccolato, al cocco, alla nocciola, al caramello, al mascarpone, alla vaniglia, alla  mandorla, con uvetta e rum, al gusto di tiramisu e di cheesecake, alla banana, ai mirtilli, al caffè,  alla panna cotta… E poi non ricordo più.
E’ stato il mio succulento e gratificante pranzo dopo un’altra delle nostre faticose camminate su e giù per Manhattan.
https://www.ricetoriches.com/

Fine della prima puntata MANGIARE A NEW YORK…… torta 4 luglio cut

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Italiani d’Argentina

02 mercoledì Ott 2013

Posted by stefaniabuc in Antipasti, In viaggio, Secondi

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tonno, torte rustiche

tagliata

Scoprire di avere un pezzo di famiglia in Argentina e solo dopo anni dare un volto a zii e cugini può essere emozionante, scioccante, destabilizzante, entusiasmante.
Come sarà quel paese? Lì c’è un pezzo della nostra storia di emigranti. Lì c’è un pezzo della nostra cultura, anche culinaria.
Allora si deve andare, si deve conoscere, si deve confrontare.
Eccomi lì, a Buenos Aires, sola, adulta, di fronte a zii e cugini mai visti prima. Eccola la mia cugina argentina, l’altra discendente femmina di una famiglia di cuoche sopraffine.
C’è veramente una fetta d’Italia a Buenos Aires, un’Italia di antiche tradizioni conservate gelosamente e ostinatamente. I cibi della terra d’origine, le tradizioni che scandiscono i mesi e gli anni, la vita comunitaria di persone divise tra presente e passato.
Da lì ho portato indietro il senso di calore, dell’accoglienza, dell’ingenuità e … anche qualche ricetta.
Una commistione di ingredienti e sapori che è alla base della vita degli Italiani d’Argentina.
La prima ricetta è una torta rustica molto ricca e molto gustosa che in onore di mia cugina chiamerò FOCACCIA  BIANCA. In realtà  per i colori degli ingredienti  dovrei dire BIANCA ROSSA E VERDE.
Per la pasta
Mettete a fontana una tazza di farina e mezzo cucchiaio di sale. Poi nell’ordine aggiungete 100 gr dimargarina fredda  e l’acqua gelata necessaria. Amalgamate gli ingredienti  e lavorate l’impasto fino a ottenere una pasta elastica.
Fatela  riposare in frigo per 1 ora.
Suggerimento: per essere più veloci potete usare la pasta brisée  pronta.

padella cut 2


Per l’interno
Fate  rosolare una cipolla nell’olio.  Aggiungete 1 peperone a dadini. Cuocete per 5′. Poi unite 5 pomodoriciliegia  a dadini, una scatola grande di tonno, origano e basilico a piacere. Cuocete per amalgamare bene gli ingredienti.
Stendete metà della pasta in una teglia unta con olio. Riempite con il composto di peperoni e tonno. Stendete sul composto fettine di mozzarella. Coprite con l’altra pasta rimasta. Mettete in forno a 180° per 30 minuti.
Se invece di usare una teglia grande per torte suddividerete il composto in stampi da muffin, potrete servire le piccole quiche come aperitivo.

Conoscete la canzone di Fossati “Italiani d’Argentina”?  E’ lei che mi ha ispirato il titolo di questo post. Ascoltatela qui  .

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Profumo di spezie nell’aria

01 lunedì Apr 2013

Posted by stefaniabuc in In viaggio

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India, spezie

spezie

Zenzero, curry, cardamomo, cumino…pronunciamone i nomi e siamo già in Oriente.

Quando ho cominciato ad assaporare questi aromi?  Quando ho capito le cose che si possono cucinare con le spezie? Credo proprio che sia stato galeotto il primo viaggio in India. Un paese che avevo sognato. Un paese che mi aveva attirato e respinto. Un paese che alla fine mi ha catturato proprio con i suoi odori. Da allora è la mia cucina a essere avvolta dai profumi di oriente.

Eccole lì in bell’ordine le spezie comprate in un mercato di Delhi. Accanto a loro altri vasetti di vetro contengono gli aromi acquistati sotto casa. Niente a che vedere con i banchi multicolore di un mercato indiano. Lì ci si siede. Si aspetta. Si annusa. Si contratta. E solo alla fine si compra. L’acquisto è l’atto finale e forse il più insignificante. Quello che conta è essere lì , dentro l’ atmosfera e il caos, tra le grida, nel via vai frenetico di un carretto, di una mucca, di un cane.

Ogni volta che apro un vasetto sono di nuovo lì, in quel mercato indiano. Le spezie. Le metto ovunque.Il calore di un the cambia aspetto e gusto con un pizzico di zenzero e un cucchiaino di mieleE il caffè? Avete provato ad aprire le bacche di cardamomo, estrarre i chicchi e metterli insieme alla polvere di caffè? Al primo bollore si spande nell’aria un impercettibile aroma che diventa potente già al primo sorso di caffè. E poi il curry con il pollo e le verdure, il cumino con i porri, l’anice stellato nella crema pasticcera.

La mia ultima scoperta? La frutta cotta con le spezie. Sublime. Provare per credere. La frutta è già nella pentola. Unite cardamomo, zenzero, anice stellato, cannella e lasciate cuocere, cuocere, cuocere…
Un’esperienza di sensi indimenticabile!

Riconoscete anche voi la potenza evocativa del cibo? Il viaggio della vita si fa con l’olfatto prima ancora che con la vista. I ricordi nascono da lì, dagli odori buoni e cattivi che segnano le tappe del percorso. Conviene abbandonarsi  a questo flusso e goderne di minuto in minuto.

Credo che sia proprio arrivato il momento di cominciare a organizzare il prossimo viaggio in India.

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