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ragù di ortaggi cut

Il rosso del pomodoro. L’arancio della carota.  Il verde di sedano, prezzemolo, basilico, rosmarino. E poi aglio e cipolla. Un ragù passaparola.
Succede sempre così. Si parla di cibo, di ristoranti in giro per il mondo, di vacanze culinarie ed ecco che c’è sempre qualcuno pronto a donare la sua ricetta, quella che ha appena sperimentato, quella che faceva sua nonna o sua madre, quella degustata in quel famoso ristorantino…
Questo ragù di erbe aromatiche e sapori semplici arriva proprio da una di queste conversazioni. E’ la ricetta della mamma di Anna.
Una ricetta molto semplice che risolve il problema della cena o del pranzo dell’ultima ora. Sembra la scoperta dell’acqua calda ma le cose semplici sono le più buone e le più  sane.

Grande quantità di cipolla, carota, aglio, sedano, basilico, prezzemolo. Tritate tutto finemente. Se vi piace il gusto potete aggiungere eventualmente rosmarino o altre erbe aromatiche a piacere. Il segreto è la grande quantità. Deve essere un trito molto ricco, proprio in consistenza e quantità.
Mettetelo  in una padella insieme a qualche cucchiaio di olio. Fatelo  appassire lentamente.
A questo punto potete aggiungere il  pomodoro. Meglio quello fresco tagliato a dadini, che dà la giusta consistenza al ragù, ma va bene anche la passata. Non dimenticate il sale e continuate la cottura fino a che la salsa sarà cotta a dovere.
Con questo ragù potete condire la pasta, preferibilmente corta. Prima di portare in tavola “spruzzate” con abbondante parmigiano.
Non dimenticate questo ragù multiuso! E’ un ottimo condimento anche per lo spezzatino di coniglio e una salsa in cui far cuocere il baccalà!

Chiudiamo una ricetta semplice con la celebrazione dell’ingrediente principe del ragù, il pomodoro, cantato da un poeta del  calibro di Pablo Neruda.
Neruda, oltre ai grandi temi dell’amore e della politica, ha celebrato anche gli umili oggetti della quotidianità, la natura e i suoi frutti:  il pane, il carciofo, la cipolla, il vino, il fiore e il pomodoro.

Ode al pomodoro
La strada
si riempì di pomodori,
mezzogiorno,
estate,
la luce
si divide
in due
metà
di un pomodoro,
scorre
per le strade
il succo.
In dicembre
senza pausa
il pomodoro,
invade
le cucine,
entra per i pranzi,
si siede
riposato
nelle credenze,
tra i bicchieri,
le matequilleras
le saliere azzurre.
Emana
una luce propria,
maestà benigna.
Dobbiamo, purtroppo,
assassinarlo:
affonda
il coltello
nella sua polpa vivente,
è una rossa
viscera,
un sole
fresco,
profondo,
inesauribile,
riempie le insalate
del Cile,
si sposa allegramente
con la chiara cipolla,
e per festeggiare
si lascia
cadere
l’olio,
figlio essenziale dell’ulivo,
sui suoi emisferi socchiusi,
si aggiunge
il pepe
la sua fragranza,
il sale il suo magnetismo:
sono le nozze
del giorno
il prezzemolo
issa
la bandiera,
le patate
bollono vigorosamente,
l’arrosto
colpisce
con il suo aroma
la porta,
è ora!
andiamo!
e sopra
il tavolo, nel mezzo
dell’estate,
il pomodoro,
astro della terra,
stella
ricorrente
e feconda,
ci mostra
le sue circonvoluzioni,
i suoi canali,
l’insigne pienezza
e l’abbondanza
senza ossa,
senza corazza,
senza squame né spine,
ci offre
il dono
del suo colore focoso
e la totalità della sua freschezza.
(Pablo Neruda)

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