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basilico, capperi, carote, cipolle, melanzane, Nord Africa, origano, Pantelleria, patate, peperoncino, peperoni, pomodori, zucchine
Una filastrocca? Un gioco per bambini? Uno scioglilingua? Una parola magica?
Il nome è molto esotico ma il gusto è molto mediterraneo!
Un piatto povero all’apparenza perché consente di utilizzare tutte le verdure dimenticate e abbandonate nei nostri frigoriferi.
Va bene tutto. Anche quella melanzana solitaria o quella patata a cui sta crescendo un riccio!
Non ci sono dosi precise. Si utilizzano melanzane, zucchine, peperoni, patate, pomodori, carote…e cipolle, anche in abbondanza! Tutto quello che avete a disposizione.
Si mette ad appassire lentamente la cipolla nell’olio. Poi si aggiungono tutte le verdure tagliate a dadini. Non si tiene conto del livello di cottura dei vari vegetali. Si unisce tutto nello stesso momento. Si aggiunge il sale necessario. Si copre e si lascia cuocere lentamente. Quando le verdure si saranno appassite a sufficienza si uniscono capperi, basilico, origano, peperoncino, i sapori del mediterraneo.
Un piatto povero con sapori sofisticati! Potete mangiarlo accompagnato da crostini di pane tostato.
La Ciaki ciuka è pronta, almeno nella versione pantesca. Un altro ricordo delle mie vacanze estive.
Se amate le spezie, però, potete unire anche alloro, cumino e coriandolo, aromi che vi ricorderanno l’origine araba del piatto. Chak chouka è infatti una parola berbera che significa miscela, miscuglio. E’ un piatto a base di uova adagiate su una salsa di pomodori, peperoni, cipolle e spezie. Un piatto colorato e aromatico gustato a colazione o durante un pranzo leggero.
Ne esistono molte versioni, ognuna con le varianti dei paesi del Nord Africa da cui provengono. Le tradizioni di questi paesi e regioni hanno determinato la successiva aggiunta al piatto di verdure varie, carciofi, patate, fave. In alcuni zone del Medioriente si uniscono anche salsicce piccanti. Nello Yemen la chak chouka è servita con una salsa verde sempre piccante. In altri paesi ancora tra gli ingredienti troviamo formaggio salato.
Si individuano anche assonanze del nome chak chouka con il termine ebraico ”leshakshek”, agitare, mescolare. In Israele questo piatto, portato dagli ebrei tunisini nelle loro migrazioni, è servito in una pentola di ghisa con pane da inzuppare nella salsa.
Come la saporita chak chouka arriva in Italia? Dal nord Africa a Pantelleria il passo è breve. La chak chouka diventa ciaki ciuka.
Nell’isola siciliana gli arabi hanno vissuto due secoli ,dall’800 al 1000 d.C., lasciando ovunque tracce inequivocabili del loro passaggio: l’architettura dei dammusi, case pantesche in pietra lavica e tetti a cupola bianchi, i nomi delle località, le terrazze coltivate a capperi e appunto la cucina e le spezie.