Chi dice Puglia dice orecchiette.
Al pomodoro e cacioricotta, al sugo di coniglio, con spezzatino, con le polpette di carne, con peperoni e, ovviamente, con le cime di rapa.
Fare le orecchiette a mano è una vera arte. Non saremo all’altezza delle signore pugliesi e degli chef dei ristoranti e delle masserie del Salento, ma proviamoci.
Versate sulla spianatoia 400 gr. di semola di grano duro disponendola a fontana. Aggiungete un pizzico di sale. All’interno versate l’acqua tiepida necessaria. Lavorate la pasta per una decina di minuti fino a quando all’interno si saranno formate delle bollicine. La pasta dovrà risultare soda e liscia. Copritela con un panno umido per evitare che si secchi durante la preparazione delle orecchiette.
Staccate un pezzetto di pasta e arrotolatelo sulla spianatoia infarinata fino a ottenere un piccolo cilindro dello spessore di 5-6 mm , più o meno della grandezza di una matita. Tagliatelo a pezzetti lunghi un centimetro. Con la punta arrotondata di un coltello, dalla parte del dorso, trascinate ogni pezzetto sulla spianatoia in modo da formare un incavo simile a una piccola conchiglia. Appoggiate ogni conchiglia sulla punta del pollice e rovesciatela all’indietro formando le orecchiette. Sistematele una accanto all’altra sulla stessa spianatoia infarinata. Proseguite allo stesso modo con il resto della pasta. Se possibile preparatele la sera prima e lasciatele asciugare per una notte.
Le orecchiette preparate a regola d’arte avranno l’ interno liscio e la superficie esterna rugosa, perché trascinata sulla spianatoia. Proprio per questo caratteristica il termine “strascinati” è un sinonimo utilizzato per indicare questo genere di pasta. La forma rotonda e concava delle orecchiette le rende ideali per raccogliere il condimento.
Esiste qualche differenza all’interno della stessa regione. Le orecchiette baresi sono realizzate con semola di grano duro, acqua e sale e sono più piccole e sottili. Quelle salentine sono di farina di grano duro semintegrale, acqua e sale e sono più grandi e spesse. Il loro colore è bianco grigiastro a differenza delle orecchiette baresi che hanno un colore giallo ambrato dato dalla semola.
E ora dedichiamoci al condimento: le cime di rapa.
Tagliate e lavate 600 gr. di cime di rapa tenendo da parte i gambi e le foglie più tenere. Tagliate questi gambi a pezzetti e sbollentateli per 3 minuti in acqua bollente insieme alle foglie. Scolateli e saltateli in una casseruola con due cucchiai di olio, uno spicchio di aglio e tre filetti di acciuga dissalati e spezzettati.
Intanto cuocete le orecchiette in abbondante acqua salata e dopo 5 minuti unite le cime di rapa. Scolate la pasta e le cime al dente e saltatele per due minuti nella casseruola con i gambi, aggiungendo 2 cucchiai di olio e un mestolo dell’acqua di cottura. Prima di servire insaporite con un cucchiaio di olio a crudo e regolate di sale e pepe.
Affrettatevi se volete mettervi alla prova. Siamo ancora in tempo per preparare questo piatto.
La produzione di cime di rapa, soprattutto al sud, inizia nel tardo autunno e prosegue per tutto l’inverno fino a primavera.
Al Nord , invece, le cime si producono due volte l’anno, a ottobre-inizio novembre e poi ad aprile-maggio.
Permettimi una piccola variante. Le rape possono essere bollite nella stessa acqua della pasta, naturalmente devono essere messe tre minuti prima della pasta, ma se scolate insieme l’acqua insaporita dalle rape viene assorbita dalla pasta durante la cottura
Grazie del suggerimento. Sempre benvenuto ogni contributo. Il cibo è condivisione…
Grazie!