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Fine dell’inverno. Inizio della primavera.
Prepariamo un’insalata di cavolo cappuccio.
Pensate che non sia più la stagione? Sbagliato.
Esistono tre varietà di cavolo cappuccio e sono coltivate soprattutto al sud.
C’è quello precoce che troviamo in inverno, c’è il tardivo a palla compatta, di gusto dolce, sul mercato dalla primavera all’estate e c’è la paesanella, varietà raccolta in tarda estate e in autunno.
Si conserva a lungo in frigorifero e quindi può essere sempre a nostra disposizione.
Il cavolo cappuccio possiede un’alta percentuale di acqua, un basso valore energetico, un equilibrato contenuto vitaminico e un discreto contenuto di calcio, fosforo e potassio.
Visto che la maggior parte dei nutrienti vengono, però, distrutti dalla lunga cottura, facciamo un’insalata di cavolo crudo, semplice, veloce ma fantasiosa.
Ingredienti per 4 persone
Mezzo cavolo cappuccio
1 cipolla rossa
1 mela
Succo di mezzo limone
Olio
Sale
1 cucchiaio di semi di finocchio
Tagliate mezzo cavolo cappuccio a striscioline sottilissime. Lavatelo e asciugatelo.
Fate a fettine molto sottili una cipolla rossa e lasciatela a bagno in acqua fredda per 10 minuti.
Mescolate poi il cavolo, la cipolla e una mela privata del torsolo e tagliata a fette sottili.
Condite l’insalata con 4 cucchiai di olio, il succo di mezzo limone filtrato, un pizzico di sale e un cucchiaio di semi di finocchio tostati precedentemente in padella.
L’insalata è pronta!
Ispirandomi al titolo di questo articolo vorrei suggerirvi un delizioso libro
I cavoli a merenda di STO
Biblioteca Adelphi
I cavoli a merenda, «novelle scritte e illustrate da Sergio Tofano», universalmente noto sotto lo pseudonimo Sto e quale creatore del signor Bonaventura, è per molti lettori il più incantevole libro per bambini scritto in Italia nel nostro secolo. Sono tutte storie surreali, incongrue, che prendono le mosse da un qualche evento di irrisoria gravità: l’invincibile guerriero Uguccion della Stagnola che rimane prigioniero della sua armatura; la ragazza Pepita, terribilmente golosa, che si arrotola su se stessa e provoca una moda che conquista le ragazze di Montesaponetta; il re che voleva le ciliege senza nocciolo, ma fu messo a posto da un saggio famoso; l’angosciosa infanzia del piccolo Aniceto, a cui ciascuno dei parenti vuole imporre una istitutrice di diversa nazionalità; Mamaluch Pascià, Sultano di Muizzaiseifeim che, pur non essendo un «tiranno tiranno», impone a tutti i suoi sudditi di non dormire perché lui soffre di insonnia…
Da ciascuna di queste situazioni nasce una favola – e, come per ogni favola, Sto ci provvede ogni volta di un adeguato lieto fine: «Le nozze furono sontuose e da tutte le parti del regno piovvero nella reggia i regali di nozze. Perfino il boia di Stato mandò al sovrano un chilo di sapone da lui inventato per lubrificare la fune della forca».
I cavoli a merenda fu pubblicato per la prima volta nel 1920.