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Nonna Flavia 2

Cosa lega una madre a una figlia, una nonna a una nipote?
Cosa si può trasmettere senza parole?

Viaggio con i sensi chiudendo gli occhi.

La prima immagine è anche un profumo. Sono nella vecchia cucina della casa delle mie vacanze di bambina.
Una leggera polvere si alza nell’ aria. E’ la farina che ricopre il grande tavolo di marmo. Mia nonna con vigore impasta le uova, l’acqua, la farina. Io le sono accanto. Sullo sfondo il camino.  Non oso toccare nulla ma la farina si alza e mi ricopre. Ora la sento. Sono parte di quel momento. La cucina è grande . Ci si muove con facilità. C’è farina sparsa ovunque.

Nonna Flavia. Sei figlie e una sola nipote sul suolo italiano. Io.

Sorrido. Penso  ai motivi per cui sono diventata invece maniaca dell’ordine. Nella mia cucina non c’è lo spazio necessario per creare un disordine creativo. Tutto ha il suo ritmo, il suo posto. Tutto deve essere pulito al momento. Ma si cucina comunque.
I ricordi di mia nonna sono sempre legati al cibo. Eccola che arriva con grandi buste. Cosa ci sarà stavolta? Una crostata? Dei biscotti per la nostra colazione? Delle  conserve per l’inverno?  Escono dalle sporte barattoli di melanzane sott’olio, marmellate, frutta profumata…

Cambio scena. Sono nella cucina della mia giovinezza e adolescenza. C’è mia madre al posto di comando.
Niente più mani in pasta. Non c’è tempo. Si va sempre in fretta. Ma ci sono gli occhi. Lo sguardo cattura i segreti. . Posso aiutare, pesare gli ingredienti, leggere ad alta voce le ricette durante l’esecuzione ma mai osare cimentarmi con la maestra.
E poi improvvisamente il miracolo.
Cambia di nuovo la scena. Sono nella mia casa da single. Accendo un fornello. Mescolo gli ingredienti e magia. Cucino. Cucino per me stessa.. Provo, cambio ingredienti, doso i sapori. Cosa è quello strano piacere che si impossessa di me?

E se avessi anche un pubblico? Se trovassi cavie in grado di assaporare e, perché no, apprezzare le mie fatiche?
Si comincia. La casa si apre. Acquisto sicurezza e il demone si è già impossessato di me. Da allora non ho mai smesso.

E le ricette di Nonna Flavia dove sono finite? Comincio la ricerca. Ecco che si apre lo scrigno di famiglia. Escono fuori le ricette scritte a mano. Manca però la più difficile. Dove sarà conservata?
Si scatena la gara tra mamma e le zie.
Il fiatone, la torta di formaggio. Non ho mai capito l’origine di questo nome ma non ha mai avuto grande importanza.

Ti ricordi la ricetta del fiatone?
Sì, certo.
Ci vuole un bicchiere di vino bianco nell’impasto per renderla così friabile.
No. Ti sbagli. C’era un bicchiere di olio. Il vino non lo ricordo.
Proviamo. No, così non va. La pasta era più friabile. Hai sbagliato formaggio.

E così all’infinito.

Ogni figlia ha la sua ricetta personale del ricordo. E ogni volta il risultato è diverso.
La ricetta di mia madre, quella più vicina al fiatone di mia nonna?

Per la pasta: 1 bicchiere d’olio,1 bicchiere di vino bianco, sale e pepe, farina q.b.
La farcia? 8 uova intere, sale 2 etti parmigiano 1 etto di pecorino
In forno 45 minuti circa. E poi la curiosità. Come sarà venuta stavolta? La prova del fuoco è l’interno. Nel formaggio ci devono essere i buchi. Tanti, piccoli e grandi.  A dire il vero a me piace sempre, con o senza buchi all’interno.
Nonna, hai vinto!  Ti vedo che sorridi sorniona da lassù. Hai ancora il tuo segreto.
Non ci hai lasciato la ricetta perfetta ma ci hai lasciato la curiosità, il piacere di provare, sbagliare i sapori. Hai stimolato la nostra fantasia di figlie e nipoti. Ci hai costretto a essere creative in cucina
E soprattutto ci hai dato  la percezione che il cibo unisce, dà calore    Il cibo è famiglia.

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