Minestra allo yogurt, Karniyarik di carne e verdure, pilaki di fagioli bianchi, Kadin budu kofte, pane corek, borek, fassoulye pilaki, churek,bastirma, burma manti, dolma.
Una tavola imbandita in una casa turca a Istanbul. Una riunione di famiglia in una casa armena a San Francisco. Lontane e vicine. Diverse e uguali.
Per le famiglie Kazanci e Tchakhmakhchian, per le donne sorridenti e oppressive, tenere e tenaci, per le zie, madri e nonne del libro di Elif Shafak “La bastarda di Istanbul” il cibo è nutrimento e nello stesso tempo appartenenza a un popolo, corsia preferenziale per non dimenticare il passato.
La storia di due famiglie, una turca e una armena, legate indissolubilmente alle loro tradizioni ma costrette alla fine a fare i conti con il passato storico e personale in una Istanbul inedita, lontana dall’immagine da cartolina a cui siamo abituati.
La ricerca delle radici passa attraverso il cibo, attraverso le decine di piatti complicati e profumati che scandiscono la routine delle giornate e insieme gli eventi straordinari.
“Quella città era un miscuglio di odori, alcuni rancidi e acri, altri dolci e carezzevoli. Quasi tutti le ricordavano un cibo, al punto che aveva cominciato a percepire Istanbul come qualcosa di commestibile” dice la giovane armena Armanoush in arrivo a Istanbul dagli Stati Uniti. Sembra proprio così Istanbul e lo ricorda anche la scansione dei titoli dei singoli capitoli: cannella, ceci, zucchero, vaniglia, pistacchi, grano, scorze d’arancia, fichi secchi…
E tra le parole, le storie, le atmosfere ecco all’improvviso comparire anche una ricetta.
E’ l’ASHURE, un dolce elaborato, esercizio di pazienza e di amore per la famiglia, ricordo dell’infanzia, segno di continuità. Un dolce preparato per il ritorno a casa dell’unico figlio maschio della famiglia Kazanci.
La ricetta:
Ingredienti:
una grande pentola
½ tazza di ceci
1 tazza di grano integro in chicchi
1 tazza di riso
1 tazza e ½ di zucchero
½ tazza di nocciole tostate
½ tazza di pistacchi
½ tazza di pinoli
1 cucchiaino di vaniglia
1/3 tazza di uvetta
1/3 tazza di fichi secchi
1/3 tazza di albicocche secche
½ tazza scorze d’arancia
2 cucchiaini di acqua di rose
Decorazione:
2 cucchiaini di cannella
½ tazza di mandorle sbiancate e affettate
½ tazza di semi di melagrana
Preparazione
Mettere a bagno il giorno precedente alcuni ingredienti:
lavare ceci, grano e riso e lasciarli a mollo tutta la notte in ciotole separate;
immergere fichi, albicocche e scorze d’arancia in acqua calda per mezzora e poi scolare tenendo da parte l’acqua dell’ammollo.
Tagliare tutto a pezzi, mescolare con l’uvetta e tenere da parte.
Far bollire i ceci in 4 litri di acqua fredda e cuocere a fuoco medio per circa un’ora.
Intanto portare a ebollizione 75 cl di acqua e cuocere riso e grano a fuoco basso per un’ora, continuando a mescolare fino a quando la miscela diventa morbida.
Aggiungere nella pentola, oltre ai ceci, l’acqua di ammollo della frutta secca, lo zucchero, le nocciole, i pistacchi e i pinoli e far bollire tutto a fuoco medio mescolando per 30 minuti. La consistenza deve essere quella di una zuppa spessa. Aggiungere vaniglia, uvetta, fichi, albicocche e scorze d’arancia e cuocere per altri 20 minuti. Spegnere il fuoco e aggiungere l’acqua di rose.
Lasciare raffreddare l’ashure a temperatura ambiente per un’ora abbondante. Distribuire nelle ciotole, spolverare con la cannella e guarnire con fettine di mandorla e semi di melagrana.